#GLITTERGANG : Janet Fischietto

Ciao Janet, ci racconti chi sei?
Sono Janet Fischietto, artista performativa di Burlesque. Sono una grandissima appassionata di vintage e di tutto ciò che ricorda mondi lontani, misteriosi, esotici. Incarno The Tatooed Lady di inizio ‘900, proprio perchè il mio corpo è completamente tatuato con tatuaggi Traditional, che raccontano di circo, fiere, leoni, tigri e sirene. Ho tutti questi riferimenti e questo mondo alle spalle, e sono stata influenzata da Fellini, Jodorowski, dalla Old Hollywood degli anni venti, trenta e quranta. Glamour, bizzarro e circense si incontrano in me.


Come ti sei avvicinata al mondo della performance?
Mi sono avvicinata al mondo della performance intorno ai miei 18 anni, quando ho iniziato a lavorare per la scena underground milanese. Lavoravo in un locale che si chiamava Gasoline ed era un posto dove tutto era possibile. Un luogo abitato da personaggi, caratteri e performance tutte sperimentali. C’era una libertà ed una voglia inverosimile di creare. Proprio li, ho sperimentato i primi spettacoli di burlesque senza neppure sapere cosa fosse realmente il burlesque, perchè in Italia ancora non se ne parlava. Si è cominciato a farlo con Dita Von Teese, a San Remo, intorno al 2010. Poi, diversamente dall’America, dove a Brodway nella seconda metà dell’800 nascono i primi spettacoli di burlesque, nel nostro background, in Italia, non abbiamo mai avuto nulla del genere. I miei primi passi li ho mossi grazie a Virgil Riccomi di Voodoo De Luxe ( www.voodoodeluxe.com ) che è il mio agente. Ci siamo conosciuti nel locale dove lavoravo. Venne per portare due performer di burlesque, una francese e una inglese, che avevano iniziato da qualche anno. In quel momento c’era una wave europea ma tutte noi eravamo all’inizio così, in Italia sono stata una delle prime a creare la scena che conosciamo oggi.


I tuoi spettacoli sono delle vere e proprie rievocazioni storiche. Quali sono le tue ispirazioni per la realizzazione di uno show?
Il mio mondo di riferimento è quello del circo di inizio secolo, specialmente gli anni venti e gli anni trenta del 900. Adoro queste atmosfere bizzarre, ma anche sognanti, divertenti e allo stesso tempo malinconiche. Le mie ispirazioni sono sicuramente il mondo dell’arte di inizio secolo, il cinema muto, i circhi, i teatri di varietà fumosi, i cinematrografi. Tutto questo mondo in fermento e curioso. Ma anche il cinema sperimentale dei quell’epoca, con Melies ed i primi effetti speciali, i primi personaggi bizzarri che prendono vita attraverso atti di magia. E’ quello che mi piace raccontare, portare i miei spettatori all’intenro delle mie visioni e dei miei sogni.


Chi sono le donne / maschere che racconti nelle tue perfomance ?
All’interno delle mie performance racconto delle maschere, dei caratteri di donne di mondi lontani, mondi surreali, non ancora visitati, non ancora scoperti e svelati da nessuno. Mi piace anche raccontare il mondo della seduzione in una maniera non ancora svelata. Sta tutto nell’arte del gesto , un gesto che parte energeticamente dal mio corpo e si espande all’infinito, fino a prendere ogni spettatore presente in sala. Sono una grandissima appassionata di danza espressionista tedesca, tipica degli anni trenta. Una danza lontana dagli schemi di tutte le danze socialmente accettate come ogni danza che fosse tradizionale o che riguardasse i classicismi e accademismi.


Hai delle muse di riferimento?
Mi riferisco a ballerine meravigliose come Mary Wigman, Gret Palucca, Doris Humphrey, Martha Graham. Sono tutte donne che racconto e incarno, che faccio rivivere nelle narrazioni. Poi, sicuramente le artiste del muto, le vamp italiane e internazionali, che esasperavano l’acting con tutte sè stesse, con tutto il loro corpo, con tutta la mimica facciale possibile, sottolineata dal make up ed incentivata da abiti morbidi che raccontavano corpi flessuoesi. Super prorompenti verso la camera per arrivare allo spettatore. Queste attrici avevano un’educazione teatrale e succedeva che il loro gesto mancasse quindi di naturalezza, ed è questo che più mi piace.


Cos’e per te Luce? Oppure Cos’è la tua Luce?

Una metafora che mi piace molto usare e che sento veramente mia è quella dell’albero. Mi piace pensare e comportarmi prendendo riferimento dalla natura che è la perfezione in assoluto. La metafora dell’albero è quella di restare radicati, di avere radici forti e ben piantate a terra. Intorno può passare il più impetuoso dei fiumi, può succedere una pandemia globale, ma noi dobbiamo restare radicati. Il nostro unico obbiettivo è essere rivolti verso la luce, verso il positivo e verso il nostro domani. La luce è miglioramento, avanguardia che riguarda sopratutto noi stessi. Essere curiosi e assetati di quello che ancora non c’è ma che noi abbiamo, umanamente e artisticamente, il dovere di raccontare e di creare per il nostro pubblico. Una giusizia di cui abbiamo il carico verso chi fruisce del nostro prodotto. E’ un prolungamento di noi stessi, è la nostra arte. Questo per me è luce.


Mi racconti la tua beauty routine e/o un tuo rituale di benessere?
Sono vegetariana da 15 anni e ritengo che la mia beauty routine derivi molto da quello che mangio, quindi tanta frutta e verdura colorate. Penso fermamente che la bellezza parta dall’interno del corpo, sia dal punto di vista energetico che alimentare, è importante caricarsi di vitamine, proteine e grassi sani. Non ho grandi rituali di bellezza, anche perchè non sono una persona molto abitudinaria. Anche se effetivamente una piccola certezza ce l’h: tonico e doppia crema viso. Questo è l’unico mio vero pilastro in merito.

Photos: Janet fischietto
Instagram: @janetfischietto


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