#MUSE : Isabel Helene Mohr

Da Osteria Futurista, Isabel indossa ANNIE, l’abito nella fantasia micro fiore arancio.

Il suo sorriso dolce ti cattura l’anima e la sua voce crea suoni divini. Da Osteria Futurista, appoggiata alla sua chitarra ci aspettava Isabel, già con le mani sudate, intrepida di poter pizzicare le corde.

Ciao Isabel! Ci racconti chi sei?
Ciao Luce, mi chiamo Isabel e ho 19 anni. Sono nata e cresciuta a Verona da madre italiana e padre tedesco. L’aria “internazionale” che ho respirato fin da bambina mi ha portato a sviluppare negli anni un’insaziabile propensione al viaggio, in quella che mi piace definire come costante ricerca dell’”Io”. All’età di sette anni, catturata per la prima volta dalla musica, ho preso in mano la chitarra e poco più tardi ho iniziato a cantare. Nonostante faccia fatica a ricordare quali siano state le tempistiche esatte in cui il tutto ha avuto inizio, ricordo con lucidità come entrambe le componenti di questa mia passione si siano integrate fin da subito con grande naturalezza e celerità.

Scrivi tu i testi delle tue canzoni?
Dopo aver trascorso la maggior parte del mio tempo a riprodurre le canzoni degli artisti che più ammiravo, ho iniziato a scrivere. È stato proprio il mio primo pezzo originale (scritto nel garage di casa) a farmi adottare una prospettiva diversa rispetto alla musica. Da quell’istante ho capito davvero quanto quest’arte, che inizialmente consideravo essere un mero passatempo, mi definisse e realizzasse. Tutt’oggi, il modo in cui comporre mi permette di spaziare nei pensieri e conoscere me stessa, non trova eguali in nessun’altra attività.

Ti sei trasferita a Barcellona, come ha inciso questo cambiamento nella tua musica?
Sì, a settembre, ossia da quando ho spostato il mio baricentro a Barcellona, il mio percorso musicale ha imboccato strade ignote, ma al tempo stesso entusiasmanti che spero possano condurmi a fare della mia passione un lavoro. Nel frattempo, in Spagna studio Business Administration, che in tutta la sua logicità e sistematicità funge da controbilancia alla mia natura creativa ed astratta.

Parlaci della tua ispirazione…
Fin da piccola ho sempre provato un impellente bisogno di spostarmi, conoscere ed esplorare il mondo. Per questo motivo, oggi posso dire con certezza che il viaggio sia la mia più grande fonte d’ispirazione. Tutt’ora, quando metto piede in un posto nuovo, vengo travolta da un’ondata di stimoli che riesco a “processare” solo in chiave musicale. Credo vivamente siano la freschezza nell’ interfacciarmi ad una realtà ignota, insieme alla sensazione di poter cambiare forma e veste in base al luogo a fare del viaggio vera e propria sollecitazione.

Qual è il pezzo che più ti rappresenta?
Se devo essere sincera, non ho ancora trovato un pezzo in cui io mi riconosca a pieno, e a volte mi capita di chiedermi se riuscirò mai, io stessa, a “scrivere” il mio autoritratto. Raccontarsi sinceramente e completamente in una canzone, che sia una per la vita, al momento mi sembra impossibile. Tuttavia, credo siano la dinamicità e inconsapevolezza della gioventù a rendere il tutto ancora più difficile. Di una cosa però sono certa, ossia della speranza di riuscire a scrivere musica che possa un giorno diventare luogo d’incontro e condivisione. Detto ciò, tra le canzoni che più sto ascoltando nell’ultimo periodo c’è On my Mind di Jorja Smith, cantante che ha avuto un grande impatto sulla mia “formazione musicale.”

Se vuoi conoscere Isabel la trovi su Instagram @isabelhelenemohr

Il tuo Life Motto?
“Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come” (Friedrich Wilhelm Nietzsche)
Il mio life motto credo sia all’insegna del “vivere consapevolmente ed intensamente”. Ho sempre pensato che la felicità derivi principalmente dal conoscere se stessi e dalla ricerca di un personale “motivo per vivere.” Per cui, a parere mio, conseguenza necessaria ne è il fatto che chiunque trovi la propria ragione di vita possa godere di una felicità talmente travolgente, da non volervi rinunciare un secondo più a lungo. In altre parole, toccare la felicità con mano significa per me coltivare se stessi e i propri talenti, imparare a conoscersi e a valorizzarsi.

Cosa sognavi da bambina?
Da bambina sognavo di cantare sui palchi e di farlo con una tale padronanza da non dover temere il riscontro altrui. A questo proposito, sono sempre stata particolarmente timida per quanto riguarda la mia musica, e ho sempre temuto il confronto, tanto con chi mi conosce meglio quanto con chi mi è estraneo. Per anni sono stata succube di questa insicurezza e tutt’ora non mi risulta sempre spontaneo aprirmi su ciò che scrivo, canto o suono. Nonostante ciò, sono consapevole del fatto che il cambiamento rispetto al passato sia stato ingente e per questo motivo, credo che la “Isabel bambina” rimarrebbe felicemente sorpresa dei progressi fatti negli ultimi anni.