
Ciao Caterina, raccontaci chi sei…
Ciao Luce, sono Caterina. Sono toscana di nascita ma ho vissuto un pò in giro per diverso tempo. Di recente mi sono trasferita, per amore, a Ferrara ma non nego di essere un’anima gitana sempre in cerca di cambiamenti. Ho 26 anni e, per adesso, nonostante sia adulta, cerco ancora il mio posto nel mondo.
Sono una volontaria del Servizio Civile presso il comune di Ferrara, lavoro nelle scuole con ragazzi con disabilità, nello specifico l’autismo. Mi sono laureata l’anno scorso in Scienze del Servizio Sociale per cui adesso divido il mio tempo tra studio per l’abilitazione ed il lavoro.
Sono una persona molto pigra ma molto determinata (da buona ariete). Non credo di avere delle vere e proprie passioni però nel mio tempo libero guardo molte serie tv, programmo viaggi, scrivo pensieri, faccio foto, cucino e gestisco il mio profilo Instagram, che è diventato un luogo di condivisione e sfogo personale.
Mi piace il tempo che passo dentro casa, soprattutto adesso che ne ho trovata una tutta mia in cui mi sento veramente libera: adoro fotografare angoli rilassanti del soggiorno. Mi interesso di femminismo e sociologia e grazie ai movimenti dell’attivismo social ho rivoluzionato un po’ me stessa.
Come ti sei avvicinata a questo tipo di studi?
Al liceo ho fatto studi umanistici, avevo già un’infarinatura generale sulle materie quali sociologia, antropologia e pedagogia. Poi, per motivi familiari, sono entrata in contatto con la figura dell’assistente sociale e ne sono rimasta colpita. Ho scelto di intraprendere un percorso di studi in Scienze del Servizio Sociale e successivamente di svolgere il tirocinio triennale affiancando ragazzi con disabilità i quali hanno bisogno di un estremo supporto emotivo.
Cosa significa per te inclusività e moda inclusiva?
Inclusività significa non dare per scontato le forme del proprio corpo. Io mi definisco grassa e questa parola mi piace. L’ho fatta mia e, ad oggi non la considero un insulto. Sono in sovrappeso ed in passato ho sofferto anche di grassofobia, ma accettandomi con gentilezza l’ho superato.
Come incoraggeresti le donne ad essere più sicure del proprio corpo?
È qualcosa che viene da dentro e non basta sentirsi dire dagli altri “stai bene così”. Tu sei tu perché sei unica, perché hai mille sfaccettature che ti contraddistinguono ed il corpo è una di queste. Non è facile. Questa spinta deve venirti da dentro, è una cosa molto personale: sono così perché io sto bene così. Il giudizio è sempre dietro l’angolo ma bisogna essere forti. Si deve arrivare a prendere coscienza del proprio corpo: per esempio una cosa che prima non facevo è guardarmi allo specchio e sorridere a me stessa. Accettare la persona che sono perché questa sono io. È un percorso che non è immediato. Devi crederci.
Che messaggio trasmette il tuo corpo?
Il corpo ha un valore e parla di me. Il dentro ed il fuori coesistono. Io non appaio così solo perché lo sono dentro, il mio corpo è testimone e paladino di chi sono. Traspare purtroppo quasi solo, non in tutti i casi, l’aspetto estetico. Critichiamo i social perché è tutta apparenza chiedendoci dov’è finita la nostra interiorità, ed ecco lì l’errore nel mezzo di questo discorso: noi non siamo due cose distinte, un dentro ed un fuori. No, noi siamo una cosa sola, sia corpo che anima, e distinguere i due ambiti a mio avviso è profondamente sbagliato. Fare una distinzione è un errore e perdiamo così il valore di noi stessi.
Cosa vuoi trasmettere attraverso il tuo profilo Instagram?
Voglio trasmettere la NON perfezione. Un giorno parlo del mio umore sottoterra e il giorno seguente sono super positiva. Quindi vorrei solo raccontare me stessa, la mia normalità, i miei up and down.
Il fatto di raccontare i tuoi up e down, non ti fa sentire un po’ vulnerabile?
Io sono una persona aperta e voglio mostrarmi per quella che sono. Cerco di non farmi toccare troppo, nonostante qualcuno mi abbia mosso delle critiche.

Che cos’è per te la bellezza oggi giorno?
È un concetto molto soggettivo e forse ci si concentra anche troppo su questa parola. Si cerca sempre il bello in tutto quindi è difficile descriverla. La bellezza per me è svegliarmi felice la mattina perché so che andrò a scuola e lì troverò uno tra i tanti ragazzi con disabilità con cui lavoro (in particolare Angelo) che mi sorriderà. Ecco, la bellezza è avere un obiettivo giornaliero da affrontare con serenità senza farmi impaurire soffermandomi sui piccoli passi che faccio.
C’è qualcosa che gli altri non sanno di te?
Non parlo pubblicamente del mio percorso di studi e del mio lavoro, un pò per riservatezza, un pò per paura del giudizio degli altri. Purtroppo la figura dell’assistente sociale non comunemente vista di buon occhio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei diventare davvero assistente sociale. E poi vorrei sposarmi perché sono molto innamorata di Marcello, la mia calma.
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