
1. Ciao Vittoria, raccontaci un po’ di te
Ciao Luce! Mi chiamo Vittoria Drago, ho 41 anni e sono di Bergamo. Dall’età di 23 anni viaggio e vivo per diversi periodi della mia vita in Spagna. Gli ultimi 6 ho vissuto a Barcellona dove l’anno scorso è nato mio figlio, Timoti. Dopo la sua nascita io e il mio compagno abbiamo deciso di rientrare in Italia per un periodo. Sono artista e insegnante d’arte contemporanea per bambine e bambini. I miei amici dicono che “voy por el mundo sembrando semillas de color” non suonerebbe cosí bene detto in italiano!
2. Come hanno influenzato la tua vita i tuoi anni a Barcellona? Come ti rispecchi in questa città, e cosa ti sei portata con te tornando in Italia?
Come tutte le vite vissute all’estero ci sono stati dei momenti positivi e negativi, ma è sempre così emozionante mettersi in gioco e fare esperienza! Questa parola per me è tutto. Esperienza è ricerca, è opportunità, successo e fallimento. Le esperienze non mi hanno mai spaventata, le affronto sempre con energie rinnovate come quando inizio un nuovo progetto artistico. Lo sguardo è diverso, è fresco. Spesso in questo sguardo incontro meraviglia, magia e sorpresa, altrettante volte incontro delusione ed errore. Ma ci sta, tutto fa parte del processo e Barcellona per me è stata l’Esperienza, con la E maiuscola. Essere circondata da gente creativa che parla il tuo stesso linguaggio, inevitabilmente ispira, motiva e fa crescere umanamente e professionalmente. A Barcellona ho creato dei legami affettivi che sono certa dureranno nel tempo, una vera e propria family! E sono cresciuta tantissimo lavorando a fianco di professionisti dell’arte e non solo. È una città solare, giovanile, vivace e in movimento. È una trottola che deve continuare a girare, girare e girare per restare in equilibrio. In queste sue caratteristiche mi rispecchio molto. Tornando in italia ho portato con me un figlio precioso, che ha cambiato il mio modo di sentire e stare al mondo. Mi sento in continuo divenire, come donna, come artista e come mamma. I cambiamenti a volte frenano il flusso dell’ esperienza, ma la voglia di continuare a crescere, apprendere, fare e stupirmi, soprattutto a fianco dei bambini, aumenta ogni giorno!
3. Il tuo lavoro è quello dell’artista e in questo lavoro si intreccia moltissimo l’aspetto pedagogico con il tuo lavoro con i bambini. Vuoi parlarcene un po’?
Si, esattamente. Da diversi anni lavoro con i bambini e l’aspetto pedagogico è una parte molto importante del mio lavoro. Una delle cose piú belle e gratificanti che mi ha regalato Barcellona è stata quella di intraprendere questa magica avventura nel mondo dell’infanzia. Per questo devo ringraziare Martha Zimmerman, gallerista barcellonese fondatrice della “Plom Gallery” e del progetto educativo “Los Super Poderes Del Arte” che nel 2018 mi ha affidato la direzione dei corsi extracurricolari di Arte Contemporanea lavorando ogni settimana al suo fianco come docente, per accompagnare i bambini e le bambine alla scoperta dei superpoteri dell’arte. I miei laboratori sono vere e proprie esperienze artistiche, ho un approccio sperimentale e contemporaneo nel disegnare le mie lezioni. Ci divertiamo ad allenare la creatività e l’immaginazione, senza per questo abbandonare il sapere della tecnica. Credo molto nell’arte del processo, ma anche nella tecnica. Insegno loro a non avere paura di esprimere le proprie emozioni, il proprio mondo interiore attraverso la bellezza dell’arte e del “fare arte”. Con queste due semplici ma potenti parole @farearte ho chiamato il progetto artistico – educativo che ho portato in Italia.


4. Come definiresti la tua estetica? Noi la vediamo pop, naive, primordiale, astratta ma anche a modo suo rock, con un’identità ben definita e riconoscibile.
Non sono una persona figurata, sono completamente astratta, in un modo in cui penso di aver trovato me stessa e questo mi fa sentire bene e libera. Mi piace avere un mondo tutto mio da ordinare, costruire e decostruire. L’arte astratta credo sia meravigliosa perchè permette a chiunque la guardi di andare in profondità o restare semplicemente in superficie. La sua leggerezza la rende adatta agli adulti ed ai bambini. Così come il suo linguaggio di forme, colori, composizione, gesti. Sono entusiasta quando i piú piccoli si soffermano a guardare le mie opere e si emozionano. Si avvicinano al loro gusto perché sono semplici, con forme e colori puri. Come dici tu primordiali e naive. La mia opera è autobiografica. Tendo a fare un lavoro di sintesi di quello che mi succede “dentro e fuori” generalmente con molta spontaneità e credo sia proprio questa caratteristica che mi ha avvicinata al mondo dell’infanzia. Mi da gioia lavorare con i bambini, mi sento una di loro. Per questo ho deciso di dividere il tempo dedicato alla mia produzione piú autoriferita con questi momenti di pura creazione. I bambini sanno di arte molto piú dei grandi! Sono io che imparo da loro!
5. Cosa ti attira l’attenzione quando guardi il mondo?
Sono affascinata dall’architettura, dal design, dai parchi gioco per bambini, dalle strutture, dallo spazio figurato, dalle finestre, dalla luce accecante e dalle ombre nette. Sono attratta dalle forme, dalla composizione, dalla ripetizione, dai colori e dai contrasti di colore. Amo e colleziono libri gioco, pop up e libri d’artista perché credo siano veri e propri oggetti d’arte. Come ho detto in altre occasioni il mio lavoro è ispirato all’architettura, nella mia famiglia c’è una lunga generazione di architetti e costruttori. Solo che la mia è architettura dello spirito.
6. Quali caratteristiche di te pensi si notino nel tuo modo di fare arte?
Penso si noti una sorta di allegra spontaneità e istinto, nell’utilizzo dei colori e nell’approcciare la composizione. Il tutto con una buona dose di locura.

7. Qual’è il tuo rapporto con il femminile?
In ogni luogo e momento della mia vita, in modo molto naturale, ho sempre avuto la fortuna di conoscere ed avere a fianco donne meravigliose e creative. Amiche con cui mi confronto spesso e la cui vicinanza mi ha sempre molto ispirata, rassicurata, dato fiducia in me stessa e nelle mie capacità. C’è proprio una sorta di sicurezza che provo nell’essere circondata dalla presenza femminile… Che ha un occhio piú delicato, piú attento, piú profondo, piú luminoso.
8. Un/un’artista che dovremmo tutti scoprire e perchè?
Sicuramente la spagnola Gina Gimenez e la ceca Kveta Pacovska che sono due artiste e pittrici grafiche che amo. Il giapponese Katsumi Komagata per i suoi libri per l’infanzia e Bruno Munari che spero nessuno debba ancora scoprire e con cui voglio concludere questa nostra chiacchierata… “L’Arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nella forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi.”
Credits: Vittoria Drago